VIDEO – Scandalo in Iran: punizione folle al calciatore della nazionale per essersi lasciato abbracciare da una tifosa salita sul bus

L’incredibile punizione di un calciatore nazionale iraniano

Nel cuore dell’Iran, all’alba del 2025, la libertà individuale continua ad essere messa sotto stretto controllo dal regime degli ayatollah. Una semplice azione come un abbraccio pubblico, anche tra un calciatore famoso e una tifosa, può costare caro in un paese dove ogni comportamento lontano dai dettami del regime è punito severamente.

È ciò che è accaduto a Ramin Rezaeian, difensore dell’Esteghlal di Teheran e della nazionale iraniana, che è stato sanzionato per essersi lasciato abbracciare da una tifosa dopo una partita. Un episodio che ha suscitato numerose discussioni e che sottolinea la repressione dei diritti civili e la rigida applicazione della legge islamica in Iran.

Un abbraccio vietato: la punizione inflitta a Rezaeian

Il 34enne calciatore, che vanta ben 65 presenze con la nazionale iraniana, è stato ripreso in un video mentre si lasciava abbracciare da una tifosa che era salita sul pullman della sua squadra. Nonostante il gesto fosse rapido e innocente, la polizia morale iraniana non ha tollerato il comportamento, in quanto in Iran sono severamente vietati i contatti pubblici tra uomini e donne che non appartengano alla stessa famiglia. L’incidente è avvenuto prima della partita contro il Chadormalu, il 26 dicembre 2024, e si è concluso con un pareggio senza reti.

Le immagini del video hanno rapidamente fatto il giro dei social e, pur essendo in parte mitigato dal fatto che la tifosa indossava l’hijab, il calciatore è stato convocato dal comitato etico della Federazione calcistica iraniana. Il verdetto è stato una multa salata: 510 milioni di rial, ovvero circa 12.000 euro, per comportamento antisportivo. Il gesto di Rezaeian, apparentemente innocuo, ha così assunto una connotazione politica e sociale, diventando simbolo della repressione che colpisce tutti, sportivi o comuni cittadini, quando si tratta di conformarsi alle rigide norme islamiche.

Le norme oppressive in Iran: tra diritti negati e repressione

Questa vicenda si inserisce in un contesto di repressione dei diritti civili e individuali in Iran, dove la condizione delle donne è particolarmente sotto sorveglianza. La legge islamica impone limiti severi all’interazione tra i sessi, e la libertà di espressione e di movimento delle donne è fortemente limitata. Nel 2019, sotto la pressione della FIFA e dopo il suicidio di Sahar Khodayari, che si diede fuoco dopo essere stata arrestata per aver cercato di entrare in uno stadio travestita da uomo, il regime ha finalmente ammesso alcune donne negli stadi di calcio, ma le restrizioni sono ancora rigide. Il semplice gesto di un abbraccio pubblico è considerato un comportamento immorale e antisportivo se avviene al di fuori dei confini familiari.

Ramin Rezaeian e la nuova era di censura pubblica in Iran

Il caso di Ramin Rezaeian non è un episodio isolato, ma un riflesso delle politiche oppressive che dominano la vita quotidiana in Iran. Non importa che tu sia una persona comune o un calciatore famoso: la polizia morale vigila e interviene per mantenere l’ordine morale secondo i principi islamici. Nonostante gli sforzi internazionali per promuovere i diritti umani, in Iran la repressione continua a colpire chiunque osi sfidare le rigide norme di comportamento.

La vicenda di Rezaeian, quindi, non riguarda solo un calciatore, ma rappresenta una critica alle restrizioni imposte dal regime e alla lotta per la libertà individuale. Questa storia evidenzia le difficoltà di vivere in un paese dove persino il minimo gesto di affetto può essere punito severamente.

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