Le dimissioni improvvise di Roberto Mancini dal ruolo di CT della Nazionale non sono sufficienti per evitare contenziosi legali o periodi di inattività, nel caso in cui desiderasse continuare ad allenare. Secondo quanto riferito dalla Gazzetta dello Sport, non esiste una penale economica per l’addio, ma le dimissioni devono essere accettate.
Affinché Mancini possa proseguire la sua carriera di allenatore senza intoppi, sarà necessaria una risoluzione consensuale del suo contratto con la Federcalcio. Questo è un requisito richiesto dalle normative sportive. In sostanza, un membro di una squadra ha il diritto di liberarsi da una situazione che non sente più sua, ma è sempre necessario ottenere l’accordo dell’altra parte coinvolta (nel caso specifico, la Federcalcio) nel caso in cui si voglia assumere un nuovo incarico con un’altra squadra.
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Non esiste una clausola di rescissione esplicita nel contratto di Mancini. Tuttavia, c’era la possibilità di rescissione unilaterale nel caso in cui l’Italia fosse arrivata tra i primi quattro posti all’EURO 2024 (evento che avrebbe comportato anche l’esonero automatico in caso di mancata qualificazione) o al Campionato del Mondo del 2026, prospettiva che ora è chiaramente irrealizzabile.
Quindi, l’ex CT e i suoi rappresentanti dovranno sedersi al tavolo e negoziare con il presidente Gravina. Inoltre, con il suo abbandono della panchina azzurra, si concluderanno anche alcune relazioni di sponsorizzazione. Negli ultimi anni, Mancini è diventato testimonial per aziende come Poste italiane, Telepass e Facile Ristrutturare in quanto CT dell’Italia. Tuttavia, con la fine di questa posizione, queste sponsorizzazioni perderanno di validità poiché erano legate al suo ruolo di CT.