Andrea Agnelli, Fabio Paratici e Pavel Nedved hanno ufficialmente chiesto il patteggiamento nel processo Prisma, legato alle presunte plusvalenze fittizie e alle manovre sugli stipendi durante la pandemia. L’istanza è stata presentata davanti al GUP di Roma, Anna Maria Gavoni, che dovrà decidere entro ottobre se accettare la proposta. Per Agnelli è stata richiesta una pena di 1 anno e 9 mesi con sospensione condizionale, mentre Nedved e Paratici rischiano rispettivamente 1 anno e 2 mesi e 1 anno e 6 mesi. Anche Cesare Gabasio e Stefano Cerrato sono coinvolti, con richieste simili, mentre per Maurizio Arrivabene è stato chiesto il non luogo a procedere.
Il procedimento, inizialmente avviato a Torino, è stato trasferito a Roma per competenza territoriale, e rappresenta uno dei filoni più delicati dell’inchiesta Prisma. L’obiettivo della difesa è chiudere la vicenda in sede penale, evitando un processo lungo e mediaticamente esposto. La richiesta di patteggiamento, se accolta, metterebbe fine alla parte giudiziaria ordinaria, lasciando spazio solo agli eventuali risvolti sportivi e civili.
Il caso ha coinvolto circa 200 parti civili, tra cui azionisti, Consob e associazioni dei consumatori, che potrebbero comunque proseguire con richieste risarcitorie. La Juventus, nel frattempo, ha già affrontato sanzioni sportive, ma la posizione degli ex dirigenti resta centrale per chiarire le responsabilità individuali.
Le accuse della Procura: aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e false fatturazioni
Le accuse mosse agli ex dirigenti della Juventus sono gravi e articolate, e comprendono aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza e dichiarazioni fraudolente mediante uso di fatture per operazioni inesistenti. Secondo la Procura, il club avrebbe adottato una strategia sistematica per alterare i bilanci, sfruttando plusvalenze artificiali e accordi segreti sugli stipendi dei calciatori per mascherare le perdite causate dalla pandemia.
Il meccanismo delle plusvalenze fittizie consisteva nello scambio di calciatori a valori gonfiati, senza reali movimenti di denaro, con l’obiettivo di gonfiare i ricavi e migliorare l’aspetto contabile del bilancio. Parallelamente, le manovre stipendi prevedevano accordi privati con i giocatori, che rinunciavano formalmente a mensilità per poi riceverle in forma differita e non dichiarata.
La Procura ritiene che queste operazioni abbiano ingannato gli organi di controllo e gli investitori, alterando la trasparenza dei conti societari. Le intercettazioni e i documenti acquisiti durante l’indagine hanno rafforzato l’impianto accusatorio, portando alla formulazione delle richieste di patteggiamento.
Il caso Prisma rappresenta uno dei più complessi scandali finanziari nel calcio italiano recente, e il suo esito potrebbe avere ripercussioni anche su altri club e dirigenti coinvolti in pratiche simili.