Alphabet (la società sotto il cui ombrello è incluso anche Google) ha pagato ad Apple 20 miliardi di dollari nel 2022 per impostare Google come motore di ricerca predefinito in Safari.
È quanto emerge da documenti declassificati del Dipartimento di Giustizia americano nel contesto della causa antitrust in corso negli Usa contro Google.
Bloomberg ricorda che l'accordo tra Apple e Google è al centro di polemiche che puntano il dito contro Big G per aver monopolizzato il mercato delle ricerche online e della relativa pubblicità.
Il Dipartimento di Giustizia e Google presenteranno le rispettive argomentazioni conclusive giovedì 2 maggio e venerdì 2 maggio, e la decisione della corte è attesa entro la fine dell'anno.
Sia Google che Apple non hanno voluto rivelare l'ammontare degli accordi e i dirigenti di Cupertino che avevano testimoniato in precedenza avevano parlato genericamente di “miliardi” senza indicare cifre esatte. Un testimone di Google ha accidentalmente rivelato che Google paga ad Apple il 36% delle sue entrate pubblicitarie di ricerca.
Nell'ottobre dello scorso anno il CEO di Microsoft, Satya Nadella, aveva dichiarato che l'accordo tra Apple e Google rendeva impossibile la concorrenza nel settore della ricerca per motori alternativi come Bing. Apparentemente c'è stato un tempo in cui Microsoft voleva vendere Bing ad Apple ma l'accordo non si è concluso. Secondo Microsoft, è stata Google a mettere i bastoni tra le ruote per impedire l'accordo, ma Eddy Cue (vicepresidente senior dei servizi di Apple) aveva dichiarato che Apple semplicemente non era convinta “della qualità e della capacità”, e che l'uso di Google come motore di ricerca predefinito, è semplicemente una scelta dettata dal fatto che l'azienda lo ritiene migliore.
Google è da anni il motore di ricerca predefinito sui diversi sistemi operativi di Apple, un accordo più volte rinnovato e rivisto. Per Big G il vantaggio è assicurarsi una posizione privilegiata tra i motori di ricerca; per Apple il vantaggio è ovviamente il profitto che ottiene annualmente dalle ricerche.
Se Google dovesse essere considerata colpevole, ovviamente andrà rivisto il rapporto con Apple: tra le possibilità più logiche, l'obbligo di una schermata dalla quale l'utente deciderà quale motore di ricerca utilizzare di default durante la configurazione del dispositivo.