Multiproprietà nel calcio europeo: la UEFA esclude un altro club dalle coppe, in bilico il Lione

La UEFA ha sanzionato diversi club per violazione del regolamento sulle multiproprietà, con impatti diretti sulla partecipazione alle coppe europee 2025/26. Dopo le verifiche della Prima Camera del CFCB (Club Financial Control Body), sono emerse situazioni di conflitto con l’Articolo 5 del regolamento delle competizioni UEFA, che vieta a più società controllate dallo stesso proprietario di partecipare contemporaneamente ai tornei continentali.

La decisione più eclatante riguarda il caso tra Gyori ETO FC e FC DAC 1904 Dunajska Streda, entrambe riconducibili a un’unica proprietà. La UEFA ha accettato l’ammissione del Gyori alla Conference League ma ha escluso il DAC 1904, certificando così la violazione al primo marzo 2025. Situazione analoga per Drogheda United e Silkeborg IF: l’organismo ha concesso l’accesso solo al club danese.

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Al centro dell’attenzione resta il caso Olympique LioneCrystal Palace, entrambi parte della holding Eagle Football Group. La UEFA ha rinviato la valutazione definitiva, in attesa di chiarimenti sul rispetto da parte del Lione del settlement agreement legato ai criteri di sostenibilità finanziaria. In base a tale intesa, il club francese accetterebbe automaticamente l’esclusione dalle coppe 2025/26 in caso di retrocessione in Ligue 2, ipotesi tuttora possibile a causa del controllo della DNCG, organo di vigilanza finanziaria del calcio francese.

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UEFA, stretta sulla governance: multiproprietà nel mirino della riforma

Il giro di vite sulle multiproprietà è parte di una più ampia strategia di governance UEFA, volta a rafforzare la trasparenza e l’indipendenza tra le società calcistiche europee. Il rischio di conflitti d’interesse è considerato crescente, soprattutto alla luce della crescente concentrazione di club sotto gruppi internazionali.

Nel caso LioneCrystal Palace, il rinvio rappresenta una sospensione cautelare in attesa degli esiti della DNCG, ma sottolinea anche la necessità di armonizzare i regolamenti nazionali e continentali. Il dossier, ancora aperto, potrebbe trasformarsi in un precedente per altre realtà imprenditoriali attive nel panorama europeo.

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La UEFA ha chiarito che l’ammissione alle competizioni non è automatica, anche in presenza di una qualifica sportiva, se emergono violazioni al principio d’integrità competitiva. I club coinvolti dovranno presentare documentazione puntuale sui legami proprietari entro scadenze rigorose, pena l’esclusione.

In questo scenario, i fondi e le holding attivi in più campionati devono ridefinire le proprie strategie di controllo, per evitare sanzioni o blocchi d’accesso ai tornei UEFA. La sentenza del CFCB punta a preservare la correttezza delle competizioni europee, assicurando che ogni club agisca in autonomia e senza influenze esterne.

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