Diogo Jota è morto tragicamente in un incidente stradale in Spagna, a soli 28 anni, dopo aver vissuto il momento più felice della sua vita. Il calciatore portoghese, protagonista con il Liverpool e la Nazionale, aveva vinto Premier League e Nations League in una stagione da sogno. Solo dieci giorni prima, si era sposato con la compagna Rute Cardoso, madre dei suoi tre figli. Un evento che aveva condiviso sui social scrivendo: “Sì all’eternità”.
La morte ha sconvolto il mondo del calcio e dello sport, anche perché nell’incidente è rimasto coinvolto fatalmente anche il fratello Andrè. Diogo Jota era reduce da un’annata strabiliante, contribuendo in prima persona al trionfo in campionato con il Liverpool (37 presenze e 9 gol) e diventando uno dei pilastri della Nazionale portoghese guidata da Roberto Martinez.
Jota si era guadagnato il posto da titolare dopo anni di crescita, iniziata nel Paços Ferreira e proseguita tra Atletico Madrid, Porto e Wolverhampton, fino all’approdo al Liverpool nel 2020 per 45 milioni di euro. Con Jurgen Klopp ha vinto FA Cup, Coppa di Lega, Community Shield e ora anche il titolo in Premier. Il suo impatto in Nazionale è stato altrettanto incisivo, diventando titolare nella seconda vittoria del Portogallo in Nations League e mantenendo una centralità costante nel gruppo lusitano.
L’eredità sportiva di Jota e il legame con la famiglia: un talento precoce spezzato nel momento più felice
La storia di Diogo Jota è quella di un talento puro cresciuto con umiltà, lavoro e legame profondo con la famiglia, rappresentata dalla moglie Rute e dai tre figli. La coppia si era conosciuta nel 2012 e aveva appena celebrato il matrimonio il 22 giugno 2025, circondati da amici, compagni di squadra e figli. Il post con le foto del rito religioso aveva ricevuto migliaia di commenti e congratulazioni, anche da Darwin Nunez e Natalia Becker, moglie del portiere Alisson.
L’impatto sportivo di Jota si estendeva su più livelli: da riserva di Ronaldo in Nazionale a protagonista contro la Spagna in finale, sempre pronto a dare tutto per il gruppo. La sua “profezia” — “Vinceremo la Nations League” — si era avverata e lo aveva consacrato anche mediaticamente, rafforzando il suo status tra tifosi e compagni.
Nel club, Jota era diventato l’anima silenziosa e preziosa del Liverpool post-Klopp, contribuendo in fase offensiva e difensiva con disciplina tattica e spirito di sacrificio. Anche con il cambio di allenatore nel 2024, era rimasto una certezza, segno di una maturità calcistica e umana rara nel panorama moderno.
La sua scomparsa lascia un vuoto profondo non solo sul piano tecnico, ma anche umano, in una comunità calcistica che lo aveva eletto a simbolo di dedizione, talento e amore per la vita. Un dolore che travolge il Portogallo, Liverpool e l’intero mondo del calcio.