Fonseca ricorda la Roma: “Mi sentivo solo, era il periodo più difficile visto il cambio di proprietà”

Ai microfoni della Repubblica è intervenuto Paulo Fonseca, il quale ha voluto ripercorrere la sua esperienza alla Roma e non solo, ecco le sue parole:

Lei alla Roma si è sentito solo?
“Prima Petrachi e poi Pinto sono stati miei alleati. Ma ho vissuto il momento forse più difficile degli ultimi 15 anni della Roma, con la transizione societaria e sì, ero solo.”

E di Roma cosa le resta?
“A mia figlia, che mi ha intervistato per la scuola, ho detto che è il posto più bello del mondo. Amavo girarla a piedi, vivere vicino al centro, vederne ogni angolo, respirarne l’atmosfera.”

A Roma la prima cosa che si dice di lei è che è elegante.
“È vero, mi piace essere elegante, mi piace la moda, soprattutto quella italiana, e le scarpe di classe.”

Mettendo la classe da parte: Italia-Portogallo, per chi tiferebbe?
“All’Italia sono legatissimo. Ma io sono portoghese…”

Fonseca, che Portogallo sarà?
“Difficile dirlo. Fernando Santos ha fatto un grande lavoro, tutti noi gli siamo grati per aver vinto Euro 2016. Ma il Portogallo in alcuni momenti non è stato squadra, non ha lottato unito. Quello che ci è mancato è il collettivo, ciò che ha fatto dell’Italia la squadra più forte d’Europa.”

Lei allenerebbe una nazionale?
“Voglio abbracciare un progetto, una squadra che creda nelle mie idee. Sono libero, ma non per questo devo accettare qualunque offerta, anzi. Si è parlato di alcune squadre, alcune erano vere, altre solo voci. A freddo mi piace più l’idea di un club, ma se il progetto è serio, non escludo nulla.”

Parla di progetto: gli allenatori incidono ancora sul mercato?
“Stiamo perdendo influenza nella scelta dei giocatori. Ovviamente ci sono club più aperti a assecondare, ma ne conosco molti in cui sono solo le società a decidere, spesso per motivi non tecnici.”

Che idea ha della Serie A?
“È al livello di Premier o Liga. In Inghilterra il ritmo è più alto, ma non è questione fisica: lì le partite sono più aperte e si corre di più. Quello italiano non è un campionato difensivo, ma è quello in cui si difende meglio. Ogni partita è diversa, ti obbliga a lavorare moltissimo sulla strategia.”

Chi sono gli allenatori che l’hanno colpita di più?
“Guardiola è un’ispirazione, mi piace molto anche Tuchel. In Italia ho sempre ammirato Sarri, oltre a Gasperini, incredibilmente bravo ma molto diverso da me, e Italiano, ma chi mi ha colpito di più è De Zerbi: avrebbe meritato più attenzione dalle squadre italiane.”

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