La stagione dell’Inter, dominata per lunghi tratti in Serie A, ha subito una frenata improvvisa nelle ultime settimane. Secondo Fabio Capello, storico allenatore e opinionista, il problema principale dei nerazzurri è la gestione mentale della competizione e il turnover attuato da Simone Inzaghi. In un’intervista esclusiva a La Gazzetta dello Sport, Capello ha analizzato le difficoltà che stanno compromettendo il cammino dell’Inter verso lo scudetto.
L’Inter e la Perdita di Umiltà
Capello ha evidenziato un cambio di atteggiamento nella squadra nerazzurra: “L’Inter ha staccato la spina? Più che altro penso che sia stata poco umile o forse ha pensato troppo alla Champions League.” Questa osservazione sottolinea come la concentrazione sui traguardi europei abbia influenzato le prestazioni nel campionato nazionale, portando a risultati altalenanti.
Il Turnover di Inzaghi e le Prestazioni Altalenanti
Un altro fattore chiave, secondo Capello, è stato l’eccessivo turnover attuato da Simone Inzaghi, che ha modificato frequentemente la formazione titolare. “I nerazzurri sono la squadra più forte d’Italia e a un certo punto avevano tre punti di vantaggio. Poi Inzaghi ha ruotato molto i giocatori, e alcuni hanno messo meno voglia di applicarsi,” ha spiegato l’ex allenatore di Roma e Juventus.
Pressioni Mediatiche e Social: Un Fattore da Non Sottovalutare
Capello ha anche affrontato il tema delle nuove pressioni che i calciatori devono affrontare rispetto al passato. “Oggi per un calciatore è più difficile conservare le energie mentali. La copertura mediatica e i social hanno aggiunto ulteriore pressione.” Secondo il tecnico, la costante attenzione esterna può influenzare negativamente le prestazioni di una squadra, soprattutto nei momenti chiave della stagione.
Il Confronto con il Milan di Capello
Nell’intervista, Capello ha fatto un paragone con il suo Milan, sottolineando la differenza nella gestione della rosa: “Negli anni in cui allenavo, non esisteva il turnover. Le rose erano più corte e non si potevano fare cinque sostituzioni. Il concetto di riposo era zero: giocavano sempre i migliori, a meno che non avessero problemi fisici.” Questo approccio garantiva una continuità nelle prestazioni, che oggi è più difficile mantenere.