La vicenda giudiziaria che coinvolge Michel Platini e Sepp Blatter continua a far parlare di sé. I due ex dirigenti del calcio internazionale sono stati assolti in primo grado, ma ora la pubblica accusa ha chiesto un anno e otto mesi di prigione, con sospensione della pena, davanti alla Corte d’appello straordinaria del Tribunale penale federale riunita a Muttenz, nel nord-est della Svizzera. Il caso ruota attorno a un sospetto pagamento, per un totale di 2 milioni di franchi svizzeri, che Platini e Blatter avrebbero siglato in un accordo verbale nell’agosto 1999.
Le accuse: Secondo il procuratore Thomas Hildbrand, il pagamento avrebbe previsto un compenso di 300mila franchi svizzeri all’anno, interamente saldato dalla FIFA. Tuttavia, il compenso pattuito fra le parti era di ben 700mila franchi, che sarebbero stati prelevati appena le finanze del massimo organo del calcio mondiale lo avrebbero permesso. La difesa di Platini sostiene che quest’ultimo, divenuto presidente della UEFA, avrebbe presentato una fattura firmata da Blatter all’inizio del 2011 come residuo di salario tardivo.
La difesa e il procuratore: Il procuratore Hildbrand ha respinto la ricostruzione della difesa, sottolineando come la cifra fosse stata accettata senza un contratto scritto, senza approvazioni per conto terzi e senza averla rendicontata a dovere secondo il regolamento interno della FIFA. Questo rende l’intera operazione sospetta e passibile di frode.
Le possibili conseguenze: Se condannati, Platini e Blatter rischiano un periodo di reclusione massimo di cinque anni, secondo il codice penale svizzero. La Corte d’appello prenderà una decisione in merito il 25 marzo, dopo aver ascoltato le arringhe difensive previste nei prossimi giorni.
Il contesto: Platini e Blatter erano stati assolti in primo grado, ma la pubblica accusa ha deciso di ripresentare il caso, sottolineando l’importanza di chiarire ogni aspetto di questa intricata vicenda finanziaria che ha scosso il mondo del calcio internazionale. La FIFA si è costituita parte civile, anche se al momento non è previsto un suo intervento diretto nel processo d’appello.