Siamo nel 2022 e nel mondo ci sono ancora nazioni che continuano nella loro politica maschilista, basata su regole teocratiche antiche millenni. Succede anche che un Paese come l’Iran riesca a qualificarsi ai mondiali in Qatar, ma nell’ultimo match le donne non sono potute entrare neanche allo stadio. La FIFA quando ha intenzione di svegliarsi?
LA LOTTA AL MASCHILISMO DEVE PARTIRE DALL’ALTO
Il mondo non va tutto di pari passo. E’ una regola non scritta, ma che viviamo praticamente tutti i giorni. A livello calcistico ci sono stati miglioramenti riguardo il maschilismo negli stadi, però in certe nazioni c’è da fare ancora tanto lavoro. E’ il caso dell’Iran, Paese in cui le donne hanno avuto accesso allo stadio, dopo 40 anni, solo nel 2019.
LA STORIA DELLE DONNE ALLO STADIO IN IRAN
Il diritto delle donne ad accedere ad uno stadio è stato letteralmente spazzato via nel lontano 1979, anno in cui vi è stata la rivoluzione islamica con a capo l’imam Ruhallah Khomeyni. Quest’ultimo ha sùbito istituito una sorta di “democrazia”, ma con sfumature teocratiche radicate nelle leggi. Da questo momento in poi le donne iraniane hanno perso tanti dei loro diritti, tra cui quello di entrare in uno stadio.
UNA TIFOSA SI DA’ FUOCO DAVANTI AD UN TRIBUNALE, IL GESTO CHE CAMBIERA’ TUTTO (O QUASI)
E’ Sahar Khodayari, tifosa iraniana, a cambiare le vedute della nazione sulle donne allo stadio. La ragazza trentenne, lo scorso settembre 2019, ha compiuto un gesto estremo, dandosi fuoco davanti ad un tribunale dopo essere stata condannata a sei mesi di carcere solo perché ha varcato il cancello di uno stadio. Sahar, infatti, è riuscita ad eludere la sorveglianza ed entrare in una struttura calcistica travestita da uomo, nonostante il divieto di accesso alle donne. La situazione non è sfuggita alle telecamere che l’hanno immortalata e, per non finire dietro le sbarre, la ragazza si è data fuoco. Il novanta per cento del corpo della povera Sahar ha subìto delle ustioni di terzo grado. La ragazza è morta, qualche ora dopo il gesto, in un ospedale della capitale iraniana.
LA FIFA INIZIA A METTERE PRESSIONI AL GOVERNO IRANIANO
La FIFA, dopo il gesto estremo di Sahar Khodayari, ha finalmente iniziato a mettere pressioni al governo iraniano, minacciando di escludere la propria nazionale dalle competizioni. Nel 2019 il divieto per le donne di accedere allo stadio viene eliminato, ma la nuova regola è stata applicata solo per le gare internazionali. Il sesso femminile è tornato sugli spalti durante la gara tra Iran e Cambogia, match nel quale sono stati adibiti ben quattro settori per le donne (messi in sicurezza con delle protezioni), tutti stracolmi con circa 3500 unità a sedere.
MASCHILISMO IN IRAN, CIO’ CHE E’ ACCADUTO NELL’ULTIMO MATCH E’ INAMMISIBILE
Nonostante le nuove regole, che hanno restituito alcuni diritti alle donne in ambito calcistico, c’è ancora da annoverare un episodio di maschilismo in Iran. Nell’ultimo match della nazionale iraniana contro il Libano, le donne che hanno acquistato il biglietto sono rimaste fuori lo stadio. Non solo. Secondo alcune fonti locali la polizia presente fuori i cancelli avrebbe usato uno spray al peperoncino per tenere lontane le donne che volevano entrare di forza. Nel 2022 questi episodi rimangono inammissibili anche da commentare.
FIFA, CI SVEGLIAMO?
In Qatar dovremo assistere ad almeno tre partite di una nazionale come l’Iran, che ancora deve crescere tanto sotto il punto di vista dell’equità tra i sessi. Anche questa è una situazione paradossale, se pensiamo che una nazionale come l’Italia, vincitrice dell’ultimo Europeo ed uno dei Paesi emblemi della lotta al razzismo e maschilismo, dovrà rimanere fuori. E’ giusto per il movimento calcistico che tutto ciò avvenga? FIFA, se ci sei batti un colpo.